Marko Tubic ha sempre saputo di voler fare l’artista, nonostante non conoscesse in pieno ciò che richiedeva essere un artista, e convivere con un mondo fatto di continue emozioni e analisi introspettive.
Marko Tubic attraverso i suoi lavori riflette se stesso e la sua anima, un lavoro di autoanalisi che rende il tutto molto più affascinante di quanto già lo sia. Giochi di ombre, chiaroscuri, corpi che si intersecano, che si mescolano tra corpi maschili e femminili e che si duplicano sono gli elementi dell’arte di Marko Tubic. Un’arte che sfocia nel surrealismo e che è ricca di molti significati seppur non esposti in maniera diretta. Una relazione di contrasti e di riflessi è ciò che Marko Tubic riesce a creare attraverso i suoi quadri.
I tuoi lavori hanno come protagonista il corpo, sia maschile che femminile, come mai questa scelta ?
Amo semplicemente il corpo umano nudo. Il mio lavoro è molto introspettivo, i protagonisti maschili si relazionano spesso con me come se stessi dipingendo letteralmente il mio stesso corpo.
I corpi femminili sarebbero la parte immaginaria.
Quando hai iniziato a dedicarti all’arte?
Fin da piccolo sapevo che preferivo disegnare molto più di ogni altra cosa, ed ero determinato a diventare un artista. Anni dopo, mi sono reso conto che va molto oltre la semplice pittura di un buon quadro.
Essere un artista è essere profondamente connesso alla propria anima, che non si dovrebbe mai compromettere o tradire.
È una connessione diretta con Dio.
Perché la scelta di moltiplicare alcune figure o alcuni dettagli più volte?
Questo è qualcosa di nuovo su cui sto lavorando. Sono rimasto affascinato da questa strana persona dai “molti volti” che ho incontrato di recente. Non ho mai saputo che un volto umano potesse trasformarsi costantemente, proprio lì davanti ai miei occhi. Il suo viso rifletteva una varietà di emozioni così vividamente e così velocemente che ne fui sopraffatto, chiedendomi come fosse possibile.
La sua personalità mi stava completamente sfuggendo e non riuscivo a capire niente di lui.
Poi ho dipinto “A Guy With a Face That Changes”. È stato un grande successo e ha dato una prospettiva completamente nuova al mio lavoro.
Le figure che ritrai hanno spesso delle parti esagerate, perché?
Questo accade spontaneamente. Mi lascio andare, seguendo solo le regole di una composizione ben organizzata.
I soggetti rappresentati sono personaggi di pura creatività o persone reali?
Tutti questi dipinti sono le mie storie interiori, quindi mi sono sempre sentito un po’ a disagio quando ho cercato di coinvolgere qualcun altro, specialmente le persone a me vicine. Tuttavia, a volte dipingo i volti che mi piacciono, ma evito di usarne le foto.
Che rapporto hai con il colore?
Può sembrare strano per alcuni, ma non dipingo affatto alcuna sfumatura. Uso colori chiari sullo sfondo nero, e solo con lo spessore degli strati la forma diventa visibile. La maggior parte delle volte uso solo la tinta carne e il bianco. Il mio rapporto con i colori è che mi piacciono puri, quindi raramente li mischio. Preferisco i colori freschi e vibranti.
Perché spesso troviamo il fallo rappresentato in erezione, spesso anche molto più grande dallo standard che immaginiamo?
In molte culture fin dagli albori degli uomini, il pene eretto era un simbolo di fertilità, dominio, forza e potenza.
Ti ritrovi un po’ nella pittura metafisica?
Assolutamente. Tutti i miei dipinti rappresentano il mondo immaginario, o quello che penso si nasconda al di là della realtà visibile.
Quali soggetti riscontrano più successo dal tuo pubblico? Secondo te perché?
Presumo perché il mio lavoro mostra apertamente alcuni problemi profondamente personali, quindi le persone si relazionano ad esso a livello emotivo.
Ho avuto la fortuna di avere un pubblico sincero e devoto.
Tutti i soggetti si sono rivelati vincenti. La serie “Madri”, raffigurante una donna dipinta di spalle, sarebbe uno di quei dipinti che puoi facilmente mettere su una parete nel tuo salotto. Uno di questi è stato persino pubblicato in un libro di testo della scuola elementare. Altre, più provocanti, che probabilmente terresti sotto il letto, ma sono comunque molto ben accettate.
C’è dell’autobiografico nel tuo lavoro?
Certo, questa è l’essenza. Ma tendo a mostrare temi che contengano quegli aspetti universali, archetipici, comuni a tutti noi. Questo è il modo in cui la propria storia personale si relaziona con gli altri.
Com’è la vita di un artista in Serbia?
Molto difficile, con molte lotte, ma ne sono molto grato.
Hai esposto in molte gallerie in tutto il mondo, hai in programma altre esposizioni?
Sto progettando mostre personali che, si spera, dovrebbero svolgersi fino alla fine di quest’anno. Fare una mostra è un progetto che richiede molta energia e non amo molto il processo. Ci tengo molto, voglio che ognuna sia diversa e spettacolare, quindi finisco per essere molto nervoso. Non riesco a dormire o mangiare. Credo di essere un perfezionista.